Svizzera

Un anno al fronte per l’Associazione traffico e ambiente

L’Ata ha presentato le sue priorità per il 2024: contro l’estensione delle autostrade, per lo sviluppo delle zone 30 e più soldi alla ferrovia

L’Ata ha lanciato il referendum contro il credito di 4,4 miliardi per l’ampliamento della rete autostradale adottato dal Parlamento
(Keystone)

Per l'Associazione traffico e ambiente (Ata) alla mobilità motorizzata individuale sono destinate troppe risorse a scapito del trasporto pubblico, più sostenibile. L'organizzazione nei prossimi mesi cercherà di evitare questa evoluzione battendosi contro l'estensione di vari tratti autostradali, contro limitazioni alle zone a 30 km/h negli abitati e a favore di più investimenti nella ferrovia.

L'Ata ha illustrato oggi in una conferenza stampa a Berna le sue priorità, che non si discostano dagli obiettivi programmatici di lungo corso, ma sono condizionati dalla congiuntura politica attuale.

L'associazione intende prima di tutto combattere il potenziamento di vari tratti autostradali. Le Camere federali nel settembre 2022 hanno accolto un credito di 4,4 miliardi di franchi per aumentare il numero di corsie in sei settori tra cui, nei pressi di Berna, l'autostrada A1 tra Wankdorf e Schönbühl, e sull'arco lemanico, nei cantoni Vaud e Ginevra, sempre l'A1 tra Le Vengeron (Ge) e Nyon (Vd).

L'Ata, assieme ad altre organizzazioni, ha lanciato con successo il referendum, raccogliendo oltre 65'000 firme valide (ne bastavano 50'000). La votazione popolare si terrà verosimilmente in novembre. "Un'ulteriore estensione delle autostrade equivarrebbe a promuovere il traffico individuale motorizzato", ha detto ai media, stando alla versione scritta del suo discorso, il presidente dell'Ata Ruedi Blumer. "Le capacità supplementari che vengono create generano subito un aumento del traffico e, di conseguenza, anche più rumore, più CO2, più gas di scarico, una maggior usura degli pneumatici, più incidenti, una maggior cementificazione e infine aumentano l'impermeabilizzazione del suolo", ha deplorato.

No a limitazioni delle zone 30

La presidenza dell'Ata ha poi messo l'accento sulle zone 30. Questa conquista non può essere sacrificata, ha affermato la vicepresidente dell'associazione, Isabelle Pasquier-Eichenberger, consigliera nazionale (Verdi/Ge) nella scorsa legislatura. Questo "modello di successo" viene sempre rimesso in discussione e, secondo il Consiglio nazionale, il potere decisionale dei Cantoni e dei Comuni dovrebbe essere ridotto quando si tratta di velocità massime: la limitazione a 30 km/h per proteggere dal rumore dovrebbe addirittura essere vietata sulle strade di transito.

"L'Ata auspica una discussione più oggettiva. I Cantoni e le città dovrebbero essere in grado, in base alle loro esigenze, di poter realizzare le soluzioni più appropriate, senza essere ostacolati da una rigida regolamentazione nazionale", ha dichiarato, sempre stando al discorso scritto, l'ex deputata ecologista. In estate, il Consiglio degli Stati avrà l'occasione di correggere la decisione sbagliata della Camera del popolo, ha auspicato, ricordando che le zone 30 hanno già incassato un brutto colpo: le Camere hanno infatti appena adottato una mozione liberale radicale volta a porre un limite alla diffusione delle zone a 30km/h lungo le strade principali nei centri.

Sì alla promozione dei trasporti pubblici

Il terzo punto chiave della politica dell'Ata riguarda l'estensione del trasporto pubblico, come spiegato dal vicepresidente dell'associazione e consigliere nazionale Bruno Storni (Ps): "Nei prossimi decenni, la Confederazione intende investire oltre 35 miliardi di franchi nell'infrastruttura stradale. Mentre per l'ampliamento di quella ferroviaria sono stati stanziati solo 22 miliardi", ha fatto notare. La Svizzera investe quindi maggiormente proprio nei mezzi di trasporto più dannosi per l'ambiente e in minor misura in quelli più efficienti ed ecologici, ha deplorato il socialista.

"La Svizzera deve ridurre la propria dipendenza dall'auto, per far sì che la ripartizione modale si sposti". L'Ata vede una particolare necessità d'intervento specialmente per ciò che riguarda il collegamento della Svizzera al trasporto ferroviario internazionale. Con buoni collegamenti alle rotaie europee, la ferrovia è ben più di una semplice alternativa all'aereo, ritiene il ticinese.

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