A dirlo è il presidente della Confederazione Guy Parmelin. A preoccuparlo non il Covid ma la difficoltà d’approvvigionamento di materiali per le aziende
L’interruzione di molte catene di approvvigionamento di pezzi per le aziende svizzere preoccupa il presidente della Confederazione Guy Parmelin: è possibile che nel 2022 debbano ricorrere di nuovo al lavoro a orario ridotto, dice al SonntagsBlick.
«Se questa crisi dovesse peggiorare in altri Paesi, anche la Svizzera ne sarebbe colpita». E «non è perché non c’è lavoro, ma perché mancano pezzi, componenti o il materiale per finire i prodotti», nota il ministro dell’Economia elvetico svizzero in un’intervista pubblicata oggi dal domenicale svizzero-tedesco.
In questo difficile contesto economico, il vodese è preoccupato per un eventuale fallimento della Legge Covid-19 in votazione il 28 novembre: «Un ‘no’ avrebbe certamente delle ripercussioni».
La Confederazione avrebbe anche problemi a livello internazionale e dovrà trovare qualcosa di nuovo in marzo per sostituire il certificato Covid, sottolinea l’esponente dell’UDC.
Parmelin rammenta poi che l’estensione dell’indennità di lavoro ridotto a 24 mesi è inclusa in questa legge.