Svizzera

Coronavirus, l'esercito pronto a intervenire in Ticino

Lo ha precisato il divisionario Yvon Langel. In Svizzera mobilitate altre quattro compagnie per dare man forte alle autorità civili

Yvon Langel (Keystone)
12 novembre 2020
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L'esercito si prepara ad un eventuale intervento in Ticino per dare man forte alle autorità nella lotta contro il coronavirus. Lo ha annunciato poco fa Yvon Langel, comandante della divisione territoriale 1, il quale ha precisato che il piano di mobilitazione «è in corso di validazione». 

L'esercito, nel frattempo, ha mobilitato altri 500 uomini in Romandia, di cui 300 sono impiegati direttamente nel sistema sanitario e altri 200 per garantire la logistica. Si tratta di due compagnie sanitarie e due compagnie volontarie che hanno dovuto andare ad aggiungersi ai professionisti e al personale in ferma continua già sul campo. «Spesso la quantità e la qualità delle richieste dei cantoni va oltre le nostre disponibilità, per cui abbiamo dovuto intervenire aumentando gli effettivi disponibili».

La situazione

La situazione epidemiologica – ha commentato Virginie Masserie, capo della sezione malattie infettive dell'Ufficio federale della sanità pubblica – rimane delicata. «Il numero di nuove infezioni e ospedalizzazioni restano elevate – ha precisato –. La stabilizzazione in effetti c'è, ma si attesta a cifre elevate e i decessi continuano a salire. Anche la pressione sugli ospedali è attualmente elevata. L'incremento dei pazienti covid-19 è compensato solo con l'aumento delle capacità, con i trasferimenti tra ospedali e con il posticipo delle operazioni non essenziali». Secondo Masserey «non è quindi il momento di rilassarsi».

Con i 'contact tracing' sotto pressione, sta a chi è risultato positivo a un test prendere la prima iniziativa: «Non deve attendere l'ordine delle autorità per avvertire i contatti stretti (quelli con cui si ha avuto relazioni ravvicinate per almeno 15 minuti e senza mezzi di protezione come la mascherina, ndr.) e chiedere loro di mettersi in quarantena. Verranno anche loro contattati dalle autorità, ma in seguito».

L'epidemia rallenta

«Siamo in una situazione diversa rispetto a inizio ottobre quando tutti e quattro gli indicatori che utilizziamo per valutare l'evoluzione della pandemia raddoppiavano ogni settimana – ha precisato il capo della task force scientifica della Confederazione Martin Ackermann –. Adesso due di questi indicatori, i nuovi casi e i ricoveri in ospedale, rivelano una stabilizzazione e, in alcuni casi, una certa diminuzione. Il tasso di riproduzione del virus, a livello nazionale, è di 0,86. Si tratta di una cifra incoraggiante, ma l'occupazione delle cure intense e l'evoluzione delle vittime continuano invece ad aumentare, anche se a un ritmo più lento rispetto alla settimana scorsa. Per la prima il raddoppio è di 12 giorni mentre per i morti il tempo di raddoppio è di 7 giorni. Adesso abbiamo però bisogno una rapida diminuzione di tutti e quattro gli indicatori». Secondo Ackermann è necessario che le autorità si pongano un obiettivo chiaro: «Ogni due settimane i nuovi casi devono calare della metà. In questo modo a capodanno i nuovi casi giornalieri raggiungeranno i 500, avendo una buona prospettiva per l'anno che verrà». Per riuscirci, il tasso di riproduzione «deve scendere sotto lo 0,8 – meglio sotto lo 0,7 – e rimanerci». Ciò significa che «i nostri sforzi vanno intensificati» intanto «mantenendo le attuale misure».

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