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Lian Bichsel in castigo fino al 2026. ‘Avrei perso la faccia’

In conferenza stampa, a Kloten, Fischer rivela i retroscena di un caso che sta facendo discutere. ‘I giocatori non capiscono il perché della sua scelta’

(Keystone)
24 aprile 2024
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«No, Lian ai Mondiali non ci sarà». Né quest’anno, né l’anno prossimo, né quello dopo ancora. Ovvero nel 2026, quando – tra l’altro – i Campionati del mondo si terranno proprio nel nostro Paese, a Zurigo e Friborgo. Dopo aver già risposto a precisa domanda venerdì sera alla St. Jakob Arena di Basilea, al termine dell’amichevole con la Francia, in una conferenza stampa indetta nel pomeriggio in quel di Kloten, dove i rossocrociati si sono riuniti martedì per un nuovo campo d’allenamento che sfocerà in altri due test premondiali, contro la Lettonia, Patrick Fischer ha voluto spiegare nel dettaglio i perché di una scelta che ha fatto e farà discutere. Anche perché al centro della diatriba c’è Lian Bichsel, mastodontico difensore diciannovenne lanciato in A dal Bienne a soli sedici anni, e che dopo sole quattro partite nel massimo campionato era emigrato in Svezia, al Leksand, prima di venir draftato qualche mese dopo al primo turno dai Dallas Stars. In altre parole, stiamo parlando del talento rossocrociato più quotato in Nhl dal giugno del 2017, quando i New Jersey Devils scelsero Nico Hischier in prima posizione assoluta.

Una telenovela estiva iniziata due anni fa

Ma facciamo un passo indietro. Quando nasce il caso Bichsel? Tutto comincia nell’estate del 2022, quando in quel di Edmonton vanno in scena i Mondiali Under 20 cancellati sei mesi prima dall’arrivo della terza ondata della pandemia. Naturalmente, l’allora tecnico della massima rappresentativa nazionale giovanile, Marco Bayer, decise di convocare il meglio del meglio del panorama nazionale juniores: tutti tranne uno, Lian Bichsel appunto. «Aveva già saltato il primo campo d’allenamento a Zugo nonostante avesse ricevuto la convocazione, e da quel momento in poi lo staff della Nazionale ha spiegato più volte al ragazzo l’importanza di partecipare ai campi d’allenamento premondiali, e malgrado ciò ha comunque deciso di non rispondere a due convocazioni. Da qui la decisione di escluderlo dalla selezione per il Mondiale», fu la spiegazione data allora dalla Federhockey nazionale.

Tuttavia, quella la telenovela estiva era destinata ad arricchirsi di una seconda puntata. Infatti, ai Mondiali successivi, quelli dello scorso dicembre in Svezia, Bichsel decise nuovamente di rifiutare la convocazione nell’U20, e questo – rivelò il Blick – nonostante avesse ricevuto l’ok dai Dallas Stars, siccome dopo sedici partite giocate in American Hockey League, a fine novembre la franchigia texana decise di rimandarlo in Scandinavia – al Rögle, stavolta, con cui è tra l’altro attualmente impegnato nella finale di campionato contro lo Skellefteå –, giudicandola la scelta migliore per permettergli di svilupparsi ulteriormente. A quanto si seppe, Bichsel rifiutò la convocazione con la motivazione di volersi integrare al meglio nella sua nuova realtà, sebbene in fondo tra Angelholm (la città in cui gioca il Rögle) e lo Scandinavium di Göteborg, sede principale di quel Mondiale U20, ci siano soltanto un paio d’ore d’auto.

‘Non abbiamo bisogno di gente egoista’

«Lian non sarà un tema fino ai Mondiali del 2026, compresi. Infatti, i giocatori non riescono a capire il perché abbia deciso per ben due volte di dirci di no» spiega ‘Fischi’, prima di ribire ciò che aveva già anticipato venerdì a Basilea, e cioè che il giovane difensore era a conoscenza dei rischi della sua scelta, siccome sia lui, sia Lars Weibel – il direttore delle squadre nazionali – gli avevano parlato a più riprese.

Fischer evoca poi i precedenti dei vari Denis Malgin, Dean Kukan, Dominik Schlumpf, Simon Bodenmann o ancora Fabrice Herzog, tutti finiti nel mirino dopo aver rinunciato a una convocazione con la massima rappresentativa: nella fattispecie, il comitato della Nazionale composto da otto giocatori aveva infine deciso di discutere dell’opportunità di riabilitarli, optando poi per un loro reintegro. Nel caso di Bichsel, invece, i giocatori hanno deciso di porre il veto, non riuscendo a capire il perché un giocatore possa rifiutare per ben due volte la convocazione ai Mondiali giovanili. «Se invece della chiamata per l’U20 avesse ricevuto quella nella nazionale maggiore, probabilmente Lian sarebbe venuto, e questo non è giusto – aggiunge Fischer –. L’avessi convocato io adesso, avrei perso la faccia e la credibilità davanti alla squadra».

Nel caso di Bichsel, Fischer parla di una sua mancanza di dedizione, facendo l’esempio di stelle della Nhl come Roman Josi o Nino Niederreiter. «Nino e Roman giocano 82 partite di regular season, e malgrado ciò non appena la loro squadra viene eliminata scelgono di venire in Nazionale senza esitazioni. Sono anni ormai che i giocatori della Nhl danno l’esempio, dimostrando quanto sia importante per loro giocare per la Svizzera, malgrado gli impegni con le rispettive franchigie. E a noi quella lealtà serve per aver successo come gruppo, non abbiamo bisogno di gente egoista». C.S./SDA

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