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Studenti pro-palestinesi occupano Sciences Po a Parigi

Manifestazioni anche nel Regno Unito e in Australia. Cresce la preoccupazione per le lauree negli Stati Uniti: non può essere garantita la sicurezza

Gli studenti francesi occupano Sciences Po
(Keystone)
26 aprile 2024
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A Parigi decine di studenti pro-Palestina hanno occupato la storica sede di Sciences Po a Parigi, mentre in Gran Bretagna manifestazioni si sono svolte a Londra, fuori dall'University College London, e Warwick. Tendopoli pro-Gaza sono arrivate perfino in Australia, alle università di Sydney e di Melbourne.

A Columbia oggi oltre cento studenti israeliani hanno scritto alle autorità del campus chiedendo protezione da "un ambiente poco sicuro" in cui "temono per la vita". Questo mentre il senato accademico e i leader studenteschi negoziano dichiarazioni con reciproche ammissioni di colpa, come quella di Khymani James, uno dei capi della protesta, che si è scusato su X per aver detto in video su Instagram a gennaio che "i sionisti non meritano di vivere". Sembra peraltro salva, per il momento, la poltrona della presidente Minouche Shafik, di cui lo speaker della Camera Mike Johnson due giorni fa aveva chiesto le dimissioni per non aver fatto abbastanza a difesa degli studenti ebrei. Anche il presidente dello Yad Vashem le ha chiesto però di prendere posizione: "La Columbia sarà ricordata come Heidelberg? In larga misura, dipende da lei, signora", le ha scritto Dani Dayan evocando l'università tedesca simbolo della nazificazione e della persecuzione degli studenti e dei docenti ebrei alla fine degli anni 30.


Keystone
Una tenda con slogan pro Palestina alla Usc, i California

L'ombra delle proteste pro-Gaza nei campus americani intanto si allunga sulle lauree: la University of Southern California, che ieri ha clamorosamente cancellato la cerimonia del 10 maggio per "motivi di sicurezza", potrebbe essere la prima di una serie. In altri atenei, tra cui la Columbia, da dove la scorsa settimana è partita la protesta, si teme un effetto domino che priverebbe del rito di passaggio culminante della carriera scolastica ragazzi che già hanno cominciato il college nel lockdown da Covid. Finora solo l'ateneo di Los Angeles, già al centro di polemiche per aver revocato l'invito a parlare alle lauree alla ‘prima della classe’ Asna Tabassun (una studentessa apertamente pro-palestinese), ha ufficializzato che il ‘commencement’, come si chiama in inglese la cerimonia della consegna dei diplomi, quest'anno non si farà a causa delle proteste.

Ovunque però c’è tensione: ad Atlanta, dove ieri la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere una protesta di studenti di Emory, l'invito al presidente Joe Biden a parlare alle lauree di Morehouse, storico college per afro-americani dove studiò Martin Luther King, fa discutere da giorni studenti e professori, molti dei quali minacciano di disertare l'evento del 19 maggio per non doversi sedere sullo stesso palco con il capo della Casa Bianca criticato per le posizioni sul conflitto tra Hamas e Israele. Oggi sulle proteste nei campus americani è tornato il segretario di Stato Antony Blinken: "Sono parte della nostra democrazia e riflettono la forza del nostro Paese", ha detto durante una sosta a Pechino dove le manifestazioni di dissenso non sono particolarmente tollerate. Da Columbia intanto la protesta dilaga anche fuori dagli Usa.

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