Estero

Il Washington Post smonta l'Italygate contro Trump

Svelata la fake-tesi cospirativa che vorrebbe hacker italiani e satelliti militari dietro la sconfitta alle ultime presidenziali. Spunta una donna controversa...

Donald Trump (Keystone)
20 giugno 2021
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L'Italygate, una delle teorie cospirative evocate da Donald Trump e dal suo entourage per spiegare la sconfitta alle ultime presidenziali, è stata alimentata da due società guidate da una donna che ha rivendicato falsamente anche di essere la proprietaria di una residenza da 30 milioni di dollari. Lo svela il Washington Post, ricostruendo la complicata ragnatela di contatti e i rimbalzi mediatici che portarono alla ribalta una narrativa risultata una fake news.

Lo scorso dicembre, racconta il quotidiano, mentre il tycoon premeva sui suoi dirigenti per trovare prove dei presunti brogli, il chief of staff della Casa Bianca Mark Meadows inviò via email all'allora attorney general facente funzioni Jeffrey Rosen una lettera che dettagliava la stravagante teoria secondo cui un contractor della difesa italiana (identificato poi da alcune persone coinvolte nella vicenda con Leonardo) aveva cospirato con dirigenti della Cia per manipolare il voto, usando satelliti militari per cambiare voti da Trump a Joe Biden mutando l'esito delle elezioni. La lettera in questione, diffusa nei giorni scorsi dal Congresso, è stampata sotto l'intestazione USAerospace Partners, una poco conosciuta azienda aeronautica della Virginia.

All'inizio di gennaio, una seconda societa' della Virginia, l'Institute for Good Governance, e una organizzazione partner, diffusero una dichiarazione di un avvocato italiano, il quale sosteneva che un hacker avesse ammesso il suo coinvolgimento nella presunta teoria cospirativa. Benché il suo nome non sia menzionato in alcun documento, entrambe le società della Virginia sono guidate da Michele Roosevelt Edwards, ex candidata repubblicana al Congresso che si è costruita una reputazione come attivista a favore del popolo somalo e negoziatrice con i signori della guerra e i pirati della tormentata regione africana. Da ragazza madre in una situazione difficile, la donna, conosciuta come Michele Ballarin prima di cambiare nome lo scorso anno, si è reinventata come dirigente imprenditoriale di provincia, sino a spacciarsi per proprietaria della storica North Wales Farm, una magione con 22 stanze da letto a Warrenton, in Virginia, del valore di 30 milioni di dollari.

Sulla vicenda pende anche un'inchiesta a Roma. I procuratori hanno riferito al Post che stanno indagando se siano state fatte false accuse contro il contractor della difesa italiana e che stanno esaminando “vari soggetti, sia italiani che non italiani”.

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