Culture

Un po’ di jazz a casa Wagner

In occasione dei 150 anni di Villa Wahnfried, la casa-museo di Richard Wagner a Bayreuth

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(Wikipedia)
25 aprile 2024
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Uno dei luoghi imperdibili nella mappa del pellegrinaggio del ‘perfetto wagneriano’ a Bayreuth è certamente Wahnfried, la casa-museo di Richard Wagner situata ai margini del centro storico e incastonata come un diamante nel parco cittadino (Hofgarten) che altro non è che il parco del castello nuovo (Neue Schloss) fatto costruire dalla mitica margravia Wilhelmine, icona protettrice della piccola città. Alla casa si arriva percorrendo un vialetto ombroso che si allarga su un piazzale antistante la villa, dove ci aspetta un busto di Ludwig II di Baviera, senza il quale il compositore non avrebbe mai potuto realizzare il sogno di questa casa. Come per il suo teatro, situato da tutt’altra parte della città, anche per questo edificio, costruito tra il 1872 e il ’74, Wagner volle partecipare al progetto dell’architetto Wilhelm Neumann, e le dette il nome di Wahnfried – composto dalle parole ‘follia’ e ‘pace’ – che compare sulla facciata ed è estrapolato dall’intera frase leggibile ai due lati e traducibile in: “Qui, dove le mie illusioni trovano pace – Wahnfried – così chiamo la mia casa”.

Entriamo nell’ampio atrio che introduce nel salone dei ricevimenti, corredato di sedie e pianoforte, con grandi finestre che si aprono sul giardino. Qui si svolgono concerti, in particolare durante la stagione estiva, in contemporanea con il festival. Ma la cosa straordinaria di questa stanza luminosa è la biblioteca che corre lungo le pareti, protetta da vetri. Si possono trascorrere ore a scoprire i titoli scelti da Wagner per la sua casa dei sogni, e non manca nulla, dai classici greci e latini, all’amato Shakespeare, a Dante, Machiavelli, Molière, ai grandi autori tedeschi. Al piano di sopra, tra gli oggetti appartenuti al compositore, c’è il sofà rosa giunto da Venezia, sul quale esalò l’ultimo respiro il 13 febbraio 1883. E il suo corpo riposa nella tomba dietro il giardino della casa, insieme alla moglie Cosima Liszt, che lo ha raggiunto parecchio più tardi, nel 1930.

I visitatori si inteneriscono alla vista della piccola tomba di Russ, uno dei cani di Wagner, che ebbe parecchi compagni animali nella sua vita errabonda. In casa, anche nel piano interrato, tra gingilli e partiture originali, c’è parecchio da vedere. Era lì che un tempo si realizzavano mostre temporanee, come quella di alcuni anni fa dedicata ad Arturo Toscanini, che amò e diresse Wagner a Bayreuth, e fu amico di famiglia, ospite a Wahnfried, fino all’ascesa del nazismo. Dal 1933 il grande direttore non mise più piede a Bayreuth nonostante una lettera personale di Hitler –anch’essa in mostra- che chiedeva all’ “Herr Maestro” di tornare sul podio del Festspielhaus. Il museo è anche sede dell’Archivio Nazionale della Fondazione Richard Wagner, la più importante e numerosa raccolta di documenti, partiture, lettere, fotografie, del compositore stesso, ospitati in una sorta di ‘dependance’ della villa, ovvero la casa adiacente in cui visse il figlio di Wagner, Siegfried, a sua volta compositore, e in cui abitarono i suoi discendenti dopo che la villa fu bombardata durante la seconda guerra mondiale. Ricostruita e ceduta alla città dalla famiglia Wagner, diventa museo nel 1976, anno del centenario del primo Ring al Festspielhaus. Dall’altro lato della villa, su un terreno comprato dalla moglie di Siegfried, Winifred, negli anni ’30, è stata eretta di recente una nuova ala del museo. Semplice, elegante, in parte sotterranea, la nuova ala ospita scene e costumi degli allestimenti wagneriani del passato che il teatro non riusciva più a contenere, oltre a mostre temporanee.

Il 28 aprile saranno esattamente 150 anni da quando Richard Wagner e la sua famiglia si trasferirono a Wahnfried dalla casa sulla Dammallee a Bayreuth. Per quella giornata il museo, aperto tutto l’anno, organizza una festa in giardino a ingresso libero con musica jazz dal vivo, cibo e bevande, nonché una postazione con giochi del XIX secolo (www.wagnermuseum.de).

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