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Felice svitatezza di Stanisław Lem

L’autore di ‘Solaris’ non era solo uno scrittore, ma uno scienziato, passato dalla scienza alla fantascienza forse perché la prima non gli bastava più

L’autore
(Keystone)

Nessuno mi obbliga a leggere ‘Solaris’ e potrei smettere quando voglio. Anche a pagina 15, come mi suggerisce di fare l’eccesso di tensione. Potevo soprattutto non averlo iniziato perché la scelta era tra due. Questa volta intendevo andare sul breve o molto breve, così da poter leggere molto lentamente o due volte. In dubbio tra due romanzi, scelgo il primo senza valutare la mole del secondo. Paura e inquietudine cominciano alla seconda pagina.

Nella prima Kelvin si trova ancora nella navicella spaziale in procinto di uscirne. Atterrerà, se si può dire, per una discesa a precipizio che a lui sembrerà semi-immobilità, sul pianeta Solaris. Ma intanto scende nel vuoto buio. Già sappiamo che arriverà ma temiamo che succeda qualcosa e non arrivi, perché noi siamo Kelvin. Il lettore sa per istinto chi sta per diventare nella storia che ha cominciato a leggere. Spesso è il protagonista, soprattutto se è “uno contro tutti”. Altre volte diventiamo quasi tutti i personaggi, di volta in volta. Ma è raro che manchi uno che non vogliamo essere.

A pagina 49 medito più seriamente di lasciare ma non lascerò, per viltà. Kelvin è arrivato nella stazione spaziale. Doveva trovarvi tre compagni, due dei quali noti solo in fotografia, e trova questi due. Un ‘incidente’ ha portato via l’unico che conosceva, Gibarian, ma a questo punto della storia ne sa quanto noi. La stazione spaziale giace nell’inerzia – ha incontrato solo Snaut, spaventato, confuso e reticente – e nel disordine, quasi nella sporcizia. Si ritira nella sua stanza a fare una doccia e a interrogarsi e seguitare a inquietarsi, sfogliando volumi che raccolgono testi di solaristi. Schiere di scienziati, l’una contro l’altra, che si interrogano sulla maniera di interpretare l’unico segno di vita – vita come? – presente su Solaris, arrivando a conclusioni divergenti ma non molto. Vivo è, per tutti, l’immenso plasmatico oceano che occupa il pianeta quasi interamente. L’oceano di Solaris è un essere vivente che probabilmente ha riprodotto, ‘copiato’, le macchine che vi hanno affondato per studiarlo. Questo ce lo racconta Kelvin che ha mezz’ora da aspettare dopo la doccia: Snaut gli ha detto che fra un’ora gli spiegherà tutto. E se nel frattempo incontrasse qualche essere vivente – come? e chi? cosa intendi? – gli suggerisce di far finta di niente.

‘Il capo di una congiura comunista’

Da cosa deriva la tensione nel romanzo più noto di Stanisław Lem? Dal troppo spazio e dai troppo pochi esseri umani, magari. Troppo poche persone in ambiente ristretto dentro, infinito fuori. Il resto delle ragioni lo sapremo o non lo sapremo seguendo Kelvin passo dopo passo. Ciò che sentirà lui sentiremo noi. Noi siamo qui, più al riparo, ma lui almeno ha studiato da astronauta.

Lem non era solo uno scrittore di fantascienza ma uno scienziato di valore notevole. Ti chiedi le ragioni della virata dalla scienza alla fantascienza. Forse per puro impulso creativo, nato con una storia impensatamente e cresciuto con tutte le altre. O per delusione della scienza, che non gli bastava più, non lo contentava. Forse per insofferenza dello studio accademico e del gergo degli studi specialistici. O per perdita, metaforica o non solo, di una rotella: una felice svitatezza che l’ha fatto deragliare dalla tecnica all’arte. Come che sia, con la preparazione dello scienziato applicata alla narrativa, Lem diventò uno tra i più grandi e che sminuiva un pochino gli altri, più che altro americani, salvo Philip K. Dick. Dove arrivava Lem con i suoi studi più la visionarietà, Dick ci arrivava senza studi. Entrambi capaci di sopportare le idee, ipotesi, concezioni più stranianti, astratte, irreali, alienanti, per molte ore al giorno, ogni giorno della propria vita. Il che non si può fare senza contraccolpi. Non si può vivere sulla Terra e al contempo nello spazio, impunemente. (Uno di questi colpi, tra i più trascurabili, fu la denuncia all’FBI di Dick a Lem, di essere “il capo di una congiura comunista”). ‘Solaris’ reca in coda la data “giugno 1959-giugno 1960”. Non so a che punto si fosse dello sviluppo nelle ricerche spaziali, ma eravamo ancora dieci anni lontani dalla Luna.

Nuvole

La realtà supera la satira, rispondeva un Flaiano ormai molto stanco e dalla vena inaridita, dimostrando con la sua quasi-resa la verità del giudizio. Non valeva più la pena; la lotta con la realtà non era più nemmeno divertente. Mentre leggo di un oceano vivente e di vita psicologica, che conosce il tatto (nei due sensi), compassionevole, mi domando come vivano le nuvole. L’inseminazione delle nuvole, con ioduro d’argento, è ormai praticata da una cinquantina di Paesi. E qui la realtà supera il fumetto. Nelle storie di ‘Topolino’ potevi trovare un’idea simile, forse disegnata da Giorgio Cavazzano. Cosa provochi ai terreni la pioggia anticipata artificialmente, da un elemento che pare inventato, si teme e si sospetta ma non si sa e non si studia. Mentre ci chiediamo a chi appartengano le nuvole – tentando una regolamentazione che interesserà due terzi di quei Paesi tra i quali non è la Cina – quelli a cui appartiene la terra andranno avanti a inseminarle.

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