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‘Etilometri verificati e certificati’. ‘Almeno uno pare di no’

Caso Gobbi e test precursori, Zali risponde a Passalia. Dadò parla di ‘incongruenze’ e accenna al servizio giornalistico della Rsi

Controlli
(Ti-Press)
6 maggio 2024
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Gli etilometri precursori in dotazione alla Polizia cantonale «vengono annualmente sottoposti a verificazione successiva e dispongono della certificazione Metas. Non risultano pertanto casi di controlli effettuati con apparecchi non certificati». Così il governo – per bocca di Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio sotto il cui tetto è stata temporaneamente trasferita la Polcantonale – ha risposto oggi in Gran Consiglio all’interpellanza del deputato del Centro Marco Passalia che chiedeva fra l’altro se negli ultimi tre anni fossero stati impiegati, nei controlli dell’alcolemia, etilometri «non tarati» e dunque non in regola. Sullo sfondo l’incidente autostradale in Leventina che lo scorso novembre ha coinvolto il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, nel frattempo autosospesosi dalla conduzione politico-amministrativa della Cantonale dopo l’apertura del procedimento penale da parte del procuratore generale Andrea Pagani per fare piena luce sulle fasi successive al sinistro. Un procedimento che vede attualmente indagati, per le ipotesi di abuso di autorità e favoreggiamento, tre poliziotti, mentre nei confronti di Gobbi, sentita come persona informata sui fatti, “non emergono indizi di reato”, come si è premurato di comunicare il pg nella nota stampa del 18 aprile.

Sulla risposta del Consiglio di Stato all’atto parlamentare del collega di partito, si è pronunciato Fiorenzo Dadò, autore in marzo dell’interpellanza da cui è sgorgato il cosiddetto caso Gobbi. «Più passa il tempo e più domande si potrebbero aggiungere», ha detto in aula il granconsigliere e presidente cantonale del Centro, riferendosi al fatto, e quindi alle parole di Zali, che «nessun etilometro è stato utilizzato non verificato: dalla Rsi – ha osservato Dadò – abbiamo appreso che un etilometro non calibrato, non verificato, sarebbe stato impiegato». Per il parlamentare, «ci sono evidentemente delle incongruenze ufficiali e ufficiose che a dipendenza di quello che uscirà dall’inchiesta penale in corso potranno dar adito a ulteriori domande». Dadò alludeva al servizio andato in onda ieri sera al ‘Quotidiano’, secondo cui il primo test dell’alcol, quello precursore, al quale è stato sottoposto Gobbi “rilevò un tasso leggermente superiore al consentito, ma sul display dell’apparecchio apparve la scritta, fotografata e messa agli atti: ’calibrazione scaduta’”. Per questo motivo, proseguiva il servizio giornalistico, “venne eseguito il secondo test, il probatorio, dal quale emerse un valore al di sotto del limite”.

Stando sempre a quanto riferito dal ‘Quotidiano’, due dei tre agenti della Cantonale indagati (per uno, l’ufficiale di picchetto quella sera, si prospetterebbe un decreto d’abbandono) sarebbero partiti dal luogo dell’incidente (zona Stalvedro) per prendere alla centrale di Camorino l’apparecchiatura ed effettuare ad Airolo il probatorio. Domanda: ma non c’era/c’è forse un apparecchio probatorio anche al centro di controllo per veicoli pesanti a Giornico, località molto più vicina di Camorino al luogo dell’incidente, in modo da procedere con il test in tempi più brevi?

118 i precursori in dotazione alla Polizia cantonale

In Gran Consiglio Zali ha inoltre affermato che la Polizia cantonale ha a sua disposizione 118 etilometri precursori. «Gli agenti vengono istruiti al loro utilizzo durante i due anni di formazione base», ha spiegato il direttore del Dt, che ha anche illustrato la procedura.

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