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Recapitato un piano sociale per i dipendenti Adidas a FoxTown

Toccati per lo più donne e residenti. Il sindacato Ocst pronto a chiedere un incontro per sedersi al tavolo delle trattative con la società

La società lascerà il ‘factory store’ a fine agosto
(Ti-Press)
7 maggio 2024
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Donne (lo sono la gran parte), per l'85 per cento residenti da questo lato della frontiera e in media con una anzianità di servizio di tutto rispetto (alcune al FoxTown ci lavorano fin dagli esordi, nel 1995): sono questi i profili dei 15 dipendenti di Adidas che presto si ritroveranno senza una occupazione. C'era quasi tutto il negozio, martedì, all'incontro con l'Ocst, lì alla sede del sindacato a Mendrisio. Ricevere la notizia che il punto vendita di uno dei colossi dell’abbigliamento sportivo a livello globale chiuderà e lascerà il Ticino (è l'unico del marchio nel cantone) a fine agosto è stato un duro colpo. E il paracadute che la società intende fornire per attutire gli effetti di questa decisione ormai senza appello lenisce solo in parte la situazione in cui il personale si è ritrovato.

Negli ultimi giorni le prime a rincorrersi erano state delle voci, sino alla comunicazione orale di lunedì e alla missiva recapitata martedì ai lavoratori e in copia alla Sezione del lavoro del Cantone e al sindacato Cristiano sociale. Nella busta non c'era la disdetta, attesa per il 20 maggio, bensì il progetto di un piano sociale perfezionato dal legale di Adidas. Una proposta che permette di sedersi e intavolare delle trattative con la controparte.

Come è stato indicato martedì sera dal Sindacato nel corso dell’incontro, e come ha spiegato a laRegione il vicesegretario regionale Ocst del Mendrisiotto Nenad Jovanovic, sono state illustrate le procedure e fornite tutte le informazioni necessarie. Ocst ha confermato la sua piena disponibilità a dare supporto al personale, il quale deciderà se conferire il mandato per sedersi al tavolo con i responsabili del marchio e discutere così la proposta di piano sociale recapitata ai quindici impiegati del negozio.

Previste misure mitigatrici

Per il momento sui contenuti del piano sociale non ci si sbilancia. Al suo interno ci sono, in linea di massima, delle indennità finanziarie e misure mirate per mitigare i licenziamenti. Del resto, ci fa capire il sindacalista, i termini andranno discussi e negoziati con la società. D'altra parte, si tratta di una soluzione di parte, sebbene i margini per confrontarsi ci siano tutti, consapevoli che vi sono aspetti ancora da puntualizzare. «Possiamo dire che hanno avuto una buona attenzione riguardo al personale», annota Jovanovic. Del resto, da un gruppo importante non ci si aspettava di meno. Adidas, come dichiara il suo stesso portale ufficiale, ha archiviato un primo trimestre dell'anno in crescita con risultati migliori anche di quanto lo stesso Ceo della società, Bjørn Gulden, poteva immaginare. Nella sola Europa le vendite sono aumentate del 14 per cento.

Motivi e prospettive

In effetti, in questo caso la chiusura non è dettata da aspetti economici o di fatturato. Come ha motivato la stessa Adidas rivolgendosi ai suoi impiegati ed è filtrato dall'incontro di martedì con l'Ocst, di fondo c'è un mancato accordo sugli spazi commerciali. Come dire che la ragione è da ricercare in problemi logistici e non certo di bilancio. Il che lascia a tutti ancora di più l'amaro in bocca.

Quale sarà, a questo punto, il futuro di questi 15 lavoratori? In altre parole, quali sono le loro prospettive? «Come Ocst cercheremo di dare loro una mano attraverso un pacchetto di aiuti al ricollocamento. Ci metteremo in gioco attraverso i nostri servizi e la discussione al tavolo», conclude il vicesegretario Ocst.

FoxTown, ‘rotazioni fisiologiche’

Al gruppo Tarchini preferiscono non entrare nel merito di quanto accaduto al negozio Adidas, sin qui uno dei marchi di punta dell'outlet di Mendrisio. Gli spazi di FoxTown, ci ricorda Giorgia Tarchini, responsabile nonché figlia del fondatore, Silvio Tarchini, ospitano oltre 160 negozi e, aggiungiamo noi, 250 marchi a fronte di 30mila metri quadri di superficie di vendita. E negli ultimi 28 anni - il complesso commerciale è stato aperto nel 1995, primo ‘factory stores’ nel sud dell'Europa - ha visto, annota, «una rotazione fisiologica di punti vendita e aziende, come in altri centri commerciali». Tutto dipende dalla strategia che le griffe mettono in campo e dalla scelta di avere, o meno, una tale vetrina in Ticino, peraltro a due passi dalla frontiera con l'Italia. Dal canto suo la ‘Città della volpe’ ha in serbo altri progetti, in particolare nell'ambito dell'intrattenimento, che, ci anticipa, saranno svelati a breve.

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